(Quando le cose sono sempre state oggettivamente viziate da qualcosa che non torna...)
di Luigi Marrone
Halo mi ha sempre fatto pensare a una macchina cocciutamente
nutrita, imbottita e dopata da Microsoft affinché potesse erigersi quale universo
fantascientifico unico, esclusivo e originale. Un patchwork di buone intenzioni
per un patchwork di idee perlopiù riciclate: fumetti, romanzi, anime, action figure,
costruzioni, filmati live, progetti di film abbandonati... Senza contare le edizioni speciali/limited dei giochi, zeppe di documenti, schede e diari nel tentativo di spingere il giocatore a credere nella bontà dell’universo Halo.
Ma saranno forse stati gli spazi aperti del primo Combat Evolved, la goffaggine dei
primissimi covenant nani incontrati (i Grunt con la parlantina scema), Master
Chief quale copia umanoide e raffazzonata di Robocop (ma con una corazza tutto fuorché esaltante)…
Marchiato a fuoco da questo iniziale imprinting, la sensazione
di seriosa velleità con cui Microsoft ha poi cercato negli anni d’imbastire una
posticcia credenzialità alla sua serie ha fatto non poca fatica a persuaderrmi.
Eppure, puntualmente, chissà perché, non ho mai perso l’occasione di
giocare qualsiasi Halo in commercio, incluso lo strategico Halo Wars.
Poi, ieri l’altro, capita di vedere in modo disincantato lo
“Scanned” Trailer del prossimo Halo 4, con tutto il suo concentrato dei bambini/futuri Spartan strappati dal loro letto durante il sonno e rimpiazzati con cloni. E quindi le privazioni affettive, i potenziamenti dolorosi, la gioventù perduta per una minaccia aliena ancora da
venire... Tutto questo, in due minuti di filmato. E non so perché diavolo è accaduto, sta di fatto che ho
cominciato a sentire una scintilla di genuinità verso la cosa. Come se l'universo Halo, dopo una botta la cerchio e una alla botte, avesse preso a scoppiettare.
Sensazioni, certo, ma che si sono attestate con Halo 4:
Forward Unto Dawn, la miniserie di 5 episodi diretta da
Stewart Hendler, dietro la direzione artistica di
Josh Holmes (direttore artistico della 343 Industries, la compagine Microsoft dedicata ad Halo).
La miniserie in questione, in uscita ogni venerdì a
partire dal 5 Ottobre e disponibile in buona definizione sul canale Waypoint di
Xbox Live, va a comporre un
lungometraggio che farà da antipasto live alla voglia di rimettersi nei panni
di Master Chief con Halo 4, in uscita il 6/11.
Ora, dopo aver visionato i 4 episodi disponibili, cos'altro dire oltre al fatto è possibile constatare che da un punto di vista estetico-conturbante il budget stanziato di svariati milioni ha dato i suoi frutti?
Di certo c'è da rimarcare che i cliché narrativi sono giustamente circostanziati ai luoghi militari
(esercitazioni estenuanti, disobbedienza agli ordini, morte di fratelli, drammi personali, ecc…),
tuttavia la storia del cadetto Thomas
Lusky e dei suoi compagni dell’accademia di Corbulo riesce a infondere
ciò che può provare un giovane cadetto a cui di colpo si presenta una minaccia di guerra
mai sospettata: i Covenant.
Ripeto, ho giocato tutti gli Halo disponibili su
XBox, sono stato nei panni di un ODST e conosco a menadito interi pezzi di sessioni di gioco. Ma mai, mai mi sarei sognato di farmela sotto per l’arrivo di un Covenant
come nel 4° episodio di
Forward Unto Dawn.
L'incontro spara la tensione a mille. L'impietosa violenza dei Covenant verso ragazzi inermi è deprecabile. L'eventualità di veder sorgere dentro sé un inaspettato odio viscerale verso ciò
che nel primo Halo sembravano solo strambi alieni è più che reale.
Più di
tutto, l’arrivo di quel bestione d'acciaio di Master Chief, finalmente caratterizzato in
modo da infondere inquietudine con la sua presenza ultra-pompata.
Parliamo di Master Chief e della sua corazza, finalmente. Del sentirne il peso, l’imponenza, la potenza, il suono dei servomotori, i passi.
Di come faccia sentire sicuri il camminare dietro le sue spalle, quando per mezzo metro la sua altezza ci sovrasta.
“Oh, merda! Ecco chi è Master Chief!” mi son trovato a esclamare d'un tratto, come lo vedessi per la prima volta.
Perché sì, mi è sembrato di vedere Master Chief per la prima volta.
Solo, dopo 11 anni.
Perché le cose, a volte, possono sorprendere in modo inaspettato.
Anche quando sono sempre state oggettivamente viziate da qualcosa che non torna...